BIO
Nata e cresciuta in Zimbabwe, Stacey Sacks ha recentemente concluso quasi tre anni come Responsabile del Corso di Recitazione presso l’Università delle Arti di Stoccolma (SKH) e solo un mese fa ha ottenuto la cattedra in Recitazione nella stessa istituzione. Il suo dottorato in Pratiche Performative e Mediali presso SKH si intitola This Untethered Buffoon or the Trickster in Everything (2020).
Interessata alle infestazioni trans-generazionali e intra-culturali, la ricerca artistica di Sacks sperimenta frequentemente con l’auto-etnografia e con il disagio produttivo in modalità multimodali, nel tentativo di scoprire modalità più affilate di attenzione e di creare spazi sicuri per un fallimento generativo. Attraverso una serie di esperimenti corporei e materiali interdisciplinari, la ricerca pone alla radice domande su come mobilitare la posizione stessa di Sacks come corpo privilegiato nella conversazione anticoloniale. La ricerca in corso esplora se e come il clowning generi una forma di ethico-poiesis, esaminando in particolare come la satira e la parodia possano destabilizzare e ripensare questioni legate a potere, razza, privilegio e identità. O forse no.
Attrice/scrittrice/pedagoga/regista/ricercatrice/clown professionista, Sacks ha insegnato e seguito tesi a livello BA, MA e PhD in Sudafrica, Svezia, Norvegia, Lituania, Estonia, Finlandia e Stati Uniti; è stata Fulbright Scholar in Connecticut, USA (2021–2022); ha presentato The Walls Have Tongues or… al Research Pavilion (Biennale di Venezia, 2017); ha pubblicato la propria “tesi” di dottorato SQUIRM (2020) ed è co-autrice di The Clown Manifesto, pubblicato da Bloomsbury/Methuen Drama (2015).