Inzywayates: Architecture of possession

20/06/2025, 18.30

Eventi

Questa conversazione con l'antropologa Mériam Cheikh e la socio-antropologa Alessandra Turchetti si inserisce all'interno di Inziwayates—il programma pubblico dell’artista Nabil Aniss sviluppato durante la sua residenza presso Scuola Piccola Zattere.

Inziwayates è un dispositivo critico che interroga le modalità architettoniche, affettive ed epistemiche delle spazialità marginali. Questo incontro approfondisce la questione centrale del programma, esaminando come le pratiche di possessione rituale—particolarmente all'interno delle cerimonie lila marocchine e gnawa—articolino forme di conoscenza incarnata e competenza rituale che destabilizzano le epistemologie egemoniche.

Facendo riferimento alle analisi etnografiche di Cheikh sulle economie urbane del lavoro sessuale e sulle micropolitiche dei ritrovi femminili nelle città marocchine, in cui interpreta la possessione come una competenza e un savoir-faire socialmente rilevante, la discussione metterà in luce come l’atto dell’essere posseduti non sia né accidentale né esclusivamente patologico. Al contrario, si configura come una competenza incarnata, che riflette la capacità del soggetto di navigare, riconfigurare e contestare gli ordini sociali dominanti dall’interno di spazi marginali e ambivalenti.

Il lavoro di Turchetti sulle cerimonie lila gnawa colloca ulteriormente questa discussione all’interno delle economie rituali della trance, dell’eccesso corporeo e della trasmissione sacra, inquadrando questi raduni notturni come pratiche contro-istituzionali insorgenti. La lila, operando ai margini dell’Islam ortodosso e della modernità coloniale, diventa un luogo performativo in cui corpi e saperi esclusi dai registri dominanti mettono in atto forme alternative di socialità e legittimità epistemica. Qui, la possessione emerge come competenza—un impegno tattico con l’invisibile—che produce nuove ontologie della soggettività e rivendicazioni spaziali.

Questa conversazione riposiziona il possesso come una capacità performativa e ontologica che produce intelligibilità sociale, negozia il rischio e recupera i margini come luoghi generativi di contro-conoscenza.
Mettendo in primo piano la nozione di possesso come competenza, questo dialogo complica anche le dicotomie convenzionali tra credenza e performance, centro e periferia, visibilità e cancellazione. Il possesso non è una deviazione, ma una forma di competenza situata, una performance negoziata di capitale sociale e spirituale all'interno delle fragili ecologie della vita urbana e rituale del Marocco contemporaneo.

Ingresso libero.
Per maggiori informazioni: [email protected]